20 maggio 2025 Redazione
Social Market di Bastogi: la solidarietà che si costruisce metro per metro
Sabato scorso, in vari punti del Municipio XIII, si è svolta una grande raccolta alimentare a sostegno del Social Market “Santa Maradona” – Progetto Bastogi. Pacchi di pasta, legumi, olio, pelati, biscotti e tanti altri generi alimentari sono stati donati da cittadine e cittadini che, con piccoli gesti concreti, hanno dimostrato come la solidarietà non sia uno slogan, ma un impegno quotidiano.
La vera forza, però, non risiede solo nella generosità di chi dona, ma anche nella determinazione di chi, ogni settimana, si rimbocca le maniche per far vivere il social market. Un lavoro silenzioso, fatto di presenza costante, di relazioni costruite sul campo, di ascolto e vicinanza reale. Un lavoro che nasce da un’idea semplice, ma rivoluzionaria: nessuno si salva da solo, e nessuno dovrebbe vergognarsi di chiedere aiuto.

In una città come Roma, dove la povertà si fa sempre più diffusa ma sempre meno visibile, servono occhi capaci di guardare oltre la superficie. Servono mani che sappiano sporcarsi, gambe che entrino nei quartieri, orecchie pronte ad ascoltare storie che spesso restano senza voce.
In una città come Roma, dove la povertà si fa sempre più diffusa ma sempre meno visibile, servono occhi capaci di guardare oltre la superficie. Servono mani che sappiano sporcarsi, gambe che entrino nei quartieri, orecchie pronte ad ascoltare storie che spesso restano senza voce. E soprattutto, serve restare. Restare anche quando si spengono i riflettori, anche quando i comunicati stampa finiscono nel dimenticatoio.
C’è chi, invece, preferisce parlare di Bastogi da lontano, utilizzandolo come scenario per polemiche politiche sterili o per guadagnarsi un momento di indignazione di maniera. Ma i quartieri popolari non sono set cinematografici né pretesti per attacchi a vuoto. Sono comunità vive, con storie complesse, che chiedono rispetto, ascolto e risposte.
“Noi scegliamo un’altra strada,” affermano gli attivisti di Santa Maradona. “Più faticosa, certo, ma anche più giusta: quella della solidarietà organizzata, della politica che si sporca le mani, dei legami che si costruiscono giorno per giorno, persona per persona.”
Perché i quartieri, soprattutto quelli etichettati come “difficili”, non si raccontano a distanza: si vivono.
Non perdiamoci di vista!