12 luglio 2025 Redazione
Montespaccato, comunità in piedi: tra memoria, diritti e antifascismo reale
Oggi, a Montespaccato, una comunità si è raccolta intorno a un simbolo, a una storia, a un nome. Un gesto semplice ma potente, che ha saputo unire le persone contro chi tenta di imporre la legge del più forte, riscrivere la memoria collettiva del quartiere e conquistare spazi con la forza, godendo di una pericolosa indulgenza da parte della destra cittadina.
È la stessa destra che, a oggi, non ha preso le distanze da quanto sta accadendo a Montespaccato, restando accondiscendente con chi usa la prepotenza per ottenere visibilità e, al contrario, inflessibile con chi reclama diritti e chiede rispetto. In questo contesto, la solidarietà espressa verso Lorenzo Ianiro e Maristella Urru non è solo un atto dovuto, ma un segnale politico forte. E ancora più doveroso è il ringraziamento ai consiglieri di Aurelio in Comune, che hanno avuto il coraggio di riconoscere la natura profondamente politica di ciò che altri avrebbero voluto derubricare a una semplice questione burocratica.

L’antifascismo, dunque, è una bandiera viva solo se viene sventolata da chi agisce ogni giorno per la dignità dei territori e per il riscatto dei quartieri popolari.
Se oggi Montespaccato si è ritrovato, è perché in molti sentono che è arrivato il momento di ampliare il perimetro democratico del quartiere, non di concentrarlo nelle mani di pochi. Dopo oltre dieci anni di percorsi di legalità e partecipazione, non si può tornare indietro. L’antifascismo non può più essere solo una parola pronunciata nei discorsi ufficiali o un’etichetta da esibire in campagna elettorale. Chi si appella alla Resistenza deve ricordare che quella stagione fu sì una lotta contro l’occupazione e la dittatura, ma anche la promessa di un futuro più giusto per le classi popolari, una spinta verso il riscatto collettivo.
Essere antifascisti oggi, a Montespaccato, significa riconoscere che il quartiere è ancora privo di servizi essenziali, di spazi sociali, di una rete di trasporti dignitosa. Significa denunciare il mancato utilizzo pubblico dell’ex Campari, la privatizzazione della linea 980 decisa senza alcun confronto con le cittadine e i cittadini. Vuol dire, soprattutto, prosciugare quella “risaia” su cui il fascismo ancora oggi prova a costruire consenso, approfittando del disagio sociale e della marginalità.
L’antifascismo, dunque, è una bandiera viva solo se viene sventolata da chi agisce ogni giorno per la dignità dei territori e per il riscatto dei quartieri popolari. A Montespaccato, oggi, quella bandiera ha sventolato con forza.
Non perdiamoci di vista!