17 agosto 2025 Maristella Urru
Casalotti, sicurezza e partecipazione: cambiare metodo per ricostruire fiducia
Negli ultimi anni su Casalotti sono piovute decisioni prese altrove. La cancellazione della funivia Casalotti–Battistini, la prospettiva di un biodigestore a Casal Selce, l’ondata di nuove costruzioni e supermercati, fino all’apertura di un secondo centro di accoglienza proprio di fronte a una scuola, senza un vero percorso di mediazione con il territorio. Quando le scelte arrivano dall’alto, l’effetto è duplice e pericoloso: chi è in pericolo finisce per essere percepito come il pericolo, e perfino rappresentanti istituzionali possono arrivare a dire che “l’accoglienza è un problema di ordine pubblico”. È un ribaltamento che non aiuta nessuno, né chi vive il quartiere né chi cerca protezione.
La sicurezza, per me, non è uno slogan e non si riduce ai soli profili di ordine pubblico. È qualità dello spazio urbano e dei servizi, è la solidità delle relazioni di vicinato, è la trasparenza delle istituzioni che ascoltano e rendono conto. È un lavoro quotidiano, misurabile e verificabile, che richiede metodo, continuità e responsabilità condivisa.

Non è un organismo simbolico, ma un metodo. Ascoltare in modo strutturato, coordinare chi già opera nel quartiere, intervenire con tempestività dove i disagi si manifestano, valutare i risultati con indicatori comprensibili e pubblici.
Per questo ho proposto l’istituzione di un Osservatorio permanente sulla Sicurezza a Casalotti, uno spazio stabile dove istituzioni e realtà del territorio possano leggere insieme i problemi, costruire priorità realistiche e monitorare gli effetti delle decisioni nel tempo. Non si tratta di sovrapporsi all’Osservatorio della Prefettura, che ha natura consultiva e composizione prevalentemente istituzionale, convocata secondo modalità definite dal coordinamento. La nostra idea nasce a livello municipale e integra in modo ordinato la voce delle scuole e delle famiglie, delle associazioni e del Terzo Settore accanto alle responsabilità delle istituzioni, con riunioni tempestive quando i problemi emergono, verbali accessibili e un calendario di lavoro chiaro.
Non è un organismo simbolico, ma un metodo. Ascoltare in modo strutturato, coordinare chi già opera nel quartiere, intervenire con tempestività dove i disagi si manifestano, valutare i risultati con indicatori comprensibili e pubblici. Questo significa prendersi la responsabilità delle scelte, spiegarle e correggerle quando non funzionano, passare dall’emergenza alla programmazione e dalla frustrazione alla fiducia.
Casalotti merita istituzioni presenti e prevedibili. Porteremo questa proposta nelle sedi competenti, con un percorso trasparente, tempi certi e verifiche periodiche. È il modo più serio per rispondere alle preoccupazioni che ascoltiamo ogni giorno e per restituire al quartiere una certezza semplice: la sicurezza si costruisce insieme, senza capri espiatori e senza scorciatoie.
Questo è l’impegno che assumo: rimettere ordine, dare metodo, rendere conto. Casalotti ha diritto a decisioni spiegate, partecipate e utili. Da qui si ricomincia.
Non perdiamoci di vista!